La Chiesa di Cipro sembra risalire all’età apostolica: nel 46 d.C., Paolo e Barnaba, durante il loro primo viaggio missionario, sbarcarono a Paphos, capitale di quella che allora era una provincia dell’Impero Romano. Qui, secondo gli Atti, Saulo cambiò il suo nome in Paolo. Un secondo e più lungo viaggio missionario fu poi compiuto da Barnaba insieme con l’evangelista Marco che diffusero il cristianesimo in tutta l’isola. Rimane ancora vivo a Cipro il ricordo di Barnaba, ebreo della tribù di Levi che visse a Gerusalemme, ma cipriota di nascita, tornò alla sua terra vicino all’attuale Famagosta, a pochi chilometri dai resti di Salamina (secondo la tradizione, città natale di Barnaba), dove si trova la chiesa a lui dedicata e anche la sua tomba, custodita oggi all’interno di un mausoleo. Purtroppo, a parte i documenti che testimoniano le vite degli apostoli Paolo e Barnaba, sappiamo veramente poco di questo periodo e della storia della Chiesa a Cipro. Come afferma Michaelides i reperti archeologici sono quasi inesistenti, a parte molte lucerne che solo di rado hanno il cristogramma o altri elementi che possano far pensare a lucerne di tipo “cristiano”. Solo nel 325 abbiamo la prima concreta documentazione di sedi vescovili e centri di culto, in quanto tre vescovi ciprioti parteciparono al primo Concilio di Nicea. Ma la cristianizzazione dell’isola non sembra aver fatto grandi progressi e il paganesimo rimase ancora fortemente radicato, anche dopo l’Editto di Milano, almeno fino al V secolo. Ne è la prova il palazzo del proconsole, conosciuto come Villa di Teseo, con più di 100 stanze decorate a mosaico che datano dal III al V secolo. All’ultima fase appartiene il mosaico della sala del trono, del quale resta leggibile la scena del “primo bagno di Achille”, di particolare interesse iconografico, come vedremo più avanti, per molti affreschi bizantini vicini a questo tema prettamente pagano.

Il primo bagno di Achille pavimento a mosaico, Parco Archeologico di Kato Paphos (Patrimonio Mondiale dell’UNESCO), Cipro.

Con la divisione dell’Impero Romano in due parti, Orientale e Occidentale, nel 395, Cipro verrà naturalmente a far parte di quella orientale e raggruppata con le altre provincie nell’area sud-est dell’Asia Minore e Siro-palestinese. Mentre l’amministrazione centrale era a Bisanzio, essa troverà il suo posto ideale nel Mediterraneo seguendo il flusso del nuovo sviluppo. L’isola rientrava anche nella Prefettura d’Oriente con capitale Antiochia, dove risiedeva il governatore, il quale aveva il titolo speciale di Comes Orientis e nominava i governatori delle diverse provincie della Diocesi, una disposizione che risale a Costantino il Grande. Questa organizzazione durò presumibilmente fino a quando i suoi territori furono oggetto dell’espansione araba; dal 630 in poi, infatti, le province furono sostituite dal sistema dei Thema o themata

Abbiamo visto che alla fine del IV secolo, la Chiesa di Cipro era completamente stabilita e altamente organizzata con vescovi in tutte le principali città, se ne contano almeno quindici. Gradualmente al potere regale della tarda antichità si sostituirono i vescovati ed ai vecchi templi degli dèi pagani, le basiliche di Cristo, della Vergine Maria e dei santi. All’inizio del V secolo, il Patriarca di Antiochia cercherà di portare la Chiesa cipriota sotto la propria giurisdizione, e, visto che Cipro era politicamente dipendente da Antiochia, sostiene il diritto di consacrare i prelati dell’isola. A partire dal 431 la Chiesa cipriota sembra essere divenuta autocefala quando alcuni vescovi di Cipro parteciparono al Concilio di Efeso. Il terzo Concilio Ecumenico della Chiesa cristiana venne convocato dall’imperatore romano d’Oriente Teodosio II con l’approvazione di Papa Celestino I, al fine di rispondere agli insegnamenti di Nestorio secondo i quali la Vergine doveva essere presa in considerazione solo come la “madre di Cristo” e non come la “madre di Dio”, il titolo di Theotokos venne quindi confermato dal Concilio in opposizione a Nestorio, che gli preferiva il titolo di Christotokos. Nel 488, durante il regno dell’imperatore Zenone (474-91), il Patriarca di Antiochia, Pietro, riapre il caso, con la motivazione che Cipro aveva ricevuto il Vangelo da Antiochia, la quale era di origine Apostolica, e conseguentemente la Chiesa di Cipro doveva essere conforme al volere di questa fondazione. La scoperta delle reliquie di San Barnaba fuori Salamina dall’allora Arcivescovo di Cipro, Antemio, diedero la prova per contrastare simili argomenti: La Chiesa di Cipro fu fondata dagli apostoli Paolo e Barnaba, l’ultimo era egli stesso cipriota, e quindi anch’essa di fondazione apostolica. Antemio pose il caso all’Imperatore in persona, presentando allo stesso tempo la copia del Vangelo di San Matteo, che aveva trovato con le reliquie. Fortemente impressionato, l’Imperatore dichiara la Chiesa di Cipro definitivamente autocefala, indipendente, conferendo all’Arcivescovo di Cipro alcuni privilegi regali, fra i quali il diritto di trasportare lo scettro imperiale e scrivere il suo nome in inchiostro rosso.

La prosperità dell’isola durante il primo periodo bizantino o paleobizantino (324-726) è testimoniata dal ritrovamento di grandi basiliche, fino a sette navate, con specifici apparati decorativi. Si tratta delle decorazioni pavimentali in opus sectile a piccoli elementi, rinvenuti a Salamina, Soloi, Kurion, Paphos, particolarmente ricchi e complessi quelli a Carpassia e delle terme della Basilica di Campanopetra; essi dimostrano di partecipare a una koinè che accomuna le produzioni di ambito siro-palestinese, dell’Asia Minore meridionale e della Grecia continentale e insulare.

Sito archeologico di Kurion

L’imperatore Eraclio (610-641) nel corso della lunga guerra contro i Persiani, apprezzerà la relativa importanza strategica dell’isola, assicurandosi la strada per raggiungere Costantinopoli. La prova della prosperità di Cipro in questo periodo ha lasciato molte testimonianze di altissimo livello qualitativo e di forte matrice ellenistico-romana, possiamo citare per esempio i famosi piatti di Davide, gli undici piatti in argento di differenti formati con marchi di controllo datati fra il 613 e il 630, oggi divisi tra il Museo Archeologico di Nicosia e il Metropolitan Museum di New York.

Piatti argentei di Eraclio, Metropolitan Museum, New York.

L’episodio ritratto sul piatto più grande rappresenta la lotta di Davide contro Golia, ma nonostante il soggetto religioso, la scelta di tale tematica viene interpretata come immagine esemplare della vittoria di Eraclio contro i Persiani (627), che culminò con la riacquisizione della reliquia della Vera Croce, portata in trionfo a Gerusalemme nel 630. 

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