Nonostante la super tappa del giorno prima, il mio corpo decide di farmi un regalo: mi sveglia prima dell’alba, e ringrazio il cielo per averlo assecondato! Mi alzo e vado sulla terrazza della guest house aspettando il sole nascente. Trovo il modo di fissare il cellulare al treppiedi di mio fratello…e parte il time-lapse! Per ben tre volte l’ho dovuto lasciare da solo ad ammirare la scena, perchè il mio intestino mi ha richiamato all’ordine, agli ordini della tavoletta del wc…ma riesco a godermi uno scenario grandioso: il Sole saluta il mondo uscendo fuori alla destra del vulcano, mentre io mi metto a scrivere alcune pagine di questo reportage.
Davide mi raggiunge sulla terrazza, rientriamo in camera, io mi doccio e infine lasciamo gli zaini a Bianca, ragazza responsabile della struttura e dal volto bellissimo (tanto da ispirarmi per un personaggio di un mio racconto ambientato proprio tra queste vie).
Ci dirigiamo verso uno dei luoghi che più attendevo di visitare, su cui avevo fantasticato, trasportato dalle parole lette su una guida, immaginando tale luogo tempo addietro, quando ancora si salpava verso avventure tanto spesso senza ritorno e quando ancora gli arpioni per uccidere le balene erano permessi.
Ma non credevo mi avrebbe sorpresto in modo così folgorante!
…”e te credo!” che anche Antonio Tabucchi ne fu ispirato quando visitò questi luoghi…
É incredibile! Perchè Horta sembra terminare con il porto, affiancato da un ampio parcheggio, quando invece un altro mondo si cela dietro pochi gruppi di case: il mondo di Porto Pim!
Attraversi dei vicoli che ti nascondono l’orizzonte attorno a te, quando inizi a scorgere in lontananza dell’acqua scintillante dei riflessi del sole…la baia di Porto Pim si presenta come la tela del miglior pittore…
Una lunga lingua di sabbia bruna incastonata tra due rilievi di natura lavica, tra cui troviamo il Monte do Guia dove, ogni prima domenica d’autunno, un corteo sale in processione fino alla sua sommità, solo dopo che le imbarcazioni vergini siano state benedette. Il corteo raggiunge la chiesa che si trova in cima, chiesa che anche noi abbiamo raggiunto, arrampicandoci per un percorso costellato dai sempre numerosi arbusti di erica e sanguinho, ma questa volta accompagnati dai meravigliosi fiori delle calle, fiore bianco candito col pistillo di color giallo acceso; aiutano a dare a questo luogo proprio quel senso di verginità, un luogo che deve essere protetto dai cuori poco puri, perchè troppo prezioso.
Colazione al bar di Porto Pim (abbondante), poi camminata lungo le mure che circondano la baia. Mentre cammino, incrocio con lo sguardo un signore, spazzino, affetto da nanismo: ci scambiamo un bel sorriso, vero… e subito mi sussurro che mi sarebbe piaciuto scambiarci anche due parole…
Scendiamo dal Monte do Guia, avviandoci verso il lato della baia più esposto alla potenza dell’oceano, ma non prima di soffermarci ad ammirare la scogliera dove, il 15 Febbraio 1986, Josè Henrique Azevedo scattò questa foto clamorosa al Miradouro do Poseidone: un’onda alta 30m si abbattè sulla scogliera nel giorno della tempesta più potente dell’ultimo secolo. Un pannello esplicativo ci mostra la foto (e vi consiglio di andare a cercare).
Guardando quest’immagine, pensavo a come questa tempesta sia avvenuta in concomitanza con gli anni della fine della caccia alla balena. Coincidenze? Un segno di vittoria dell’oceano su noi essere umani? Un monito?
Parentesi: ci tengo a spendere due parole su Josè Henrique Azevedo.
Fu lui a fondare il Peter’s Bar nel 1918, che prima si chiamava solamente Cafè Sport, continuando l’attività artigianale del padre. Iniziò a vendere, oltre che oggetti di artigianato, anche alcolici. Data la sua passione per lo sport, dopo la morte del padre avvenuta nel ’32, Henrique cambiò il nome dell’attività paterna in Cafè Sport, ma solo più avanti si chiamerà Peter: frequentato sempre più da gente di mare, un giorno un ufficiale, che lo aveva preso a cuore perchè gli ricordava suo figlio, gli chiese se potesse chiamarlo col suo nome, ossia Peter. Da quel giorno, il locale prese il nome di Peter Cafè Sport.
Lungo la lingua di asfalto che costeggia il mare, mi diverto a scattare qualche foto al Pico, sdraiato in mezzo ai fili d’erba.
Successivamente saliamo e riscendiamo dall’altra altura che si trova di fronte al Monte do Guia, che ci permette di osservare l’intera baia di Porto Pim dall’alto, per poi tornare sulla spiaggia passando tra le numerose case che, anche qui, sono cantieri aperti: alcuni già finiti, altri da cominciare.
Il sole è ancora alto nel cielo e fa caldo. Un bagno nell’acqua fresca oceanica, dentro a questo scenario pazzesco…non ce lo potevamo perdere! Ma senza mai essere abbandonati dal vento proveniente dagli spazi immensi dell’oceano.
Attraversiamo di nuovo il “portale” che ci teneva nascosto questo gioiello. Saluto per l’ultima volta il Peter’s Bar, convinto che ci rivedremo presto.
Recuperiamo gli zaini, salutando Bianca, avviandoci verso la fermata del bus che ci porterà in aereoporto. Lì, decidiamo di chiamare un taxi affinchè ci aiuti a raggiungere quella che sarà l’ultima visita ad un parque do campismo, dal momento che Davide ha ancora dolore alla gamba, dopo che è stato morso da un cane sulla via di ritorno dalla caldera.
Il taxi arriva. L’autista è davvero molto gentile. Ci sistema i nostri zaini nel porta bagagli, tra la spesa appena comprata per la famiglia. Qualche minuto e raggiungiamo la piazzola dove mettere la tenda. Ci troviamo sotto la pista d’atterraggio dell’aereoporto e accanto un campo di calcio sgangherato. Capiamo subito che qui, l’estate, è un posto pieno di vita dove bambini e famiglie vengono a divertirsi e stare insieme, giocare e farsi un bagno nelle piscine naturali che si trovano sotto la scogliera che ci separa dal mare.
Ceniamo, godendoci la semplice bellezza delle piccole cose: del cibo, la compagnia di un amico e un posto dove dormire sotto al cielo stellato. In Viaggio.
SCATTI DI PORTO PIM
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