Da molto tempo non ero così eccitato di esplorare un nuovo luogo!
Sono a centinaia di metri dalle acque dell’Oceano Atlantico e, sotto di me, solo banchi di nuvole. Mi ricordo che tutto questo è innaturale per noi umani. A volte penso sia anche contro natura, forse. Ma allo stesso tempo, dimora in me anche l’innegabile convinzione e gratitudine per una tecnologia che ci consente di viaggiare intorno al globo, aiutandoci a conoscere l’altro e riempire sempre di più quel sentimento che ci fa sentire tutti parte della stessa comunità umana.
E, da quassù, i pensieri che si possono avere, possono essere molto simili a quelli che ebbero i primi uomini spediti in orbita. Lo chiamerei proprio “pensiero in orbita”. Dobbiamo aspirare a volare con la nostra mente, con la nostra intelligenza, ma soprattutto col nostro cuore “in orbita”…perchè solo così avremo maggiore consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando, ascoltando l’armonia che potremo custodire col nostro pianeta, riconoscendo il Mistero che ci avvolge e di cui facciamo parte.
Comunque non penso che voleremo per sempre. Forse a breve tornerà ad essere un privilegio per pochi. Chissà. Ma adesso è il tempo di approfittare al meglio di questa occasione concessaci da questo nostro tempo e sfruttarla al massimo, quando necessaria. In caso contrario, sempre meglio i piedi, la bicicletta o viaggiare per le strade del mondo.
Dove stiamo andando?
AZZORRE. Un gruppo di isole che sorge nel bel mezzo dell’Atlantico. Un luogo “europeo”…fuori dal comune. Casa di vulcani, grotte e foreste lussureggianti.
Ma perchè le Azzorre?
Un mito, una storia, è tornata a perseguitarmi negli ultimi mesi, dopo che mi aveva appena sfiorato durante l’adolescenza. Se parliamo di Oceano Atlantico, l’unica cosa che può venire in mente è: l’isola di Atlantide.
Tempo fa mi sono imbattuto in un documentario ideato da James Cameron, che sappiamo essere anche un esploratore oceanico e dei mari di tutto il mondo, oltre che un grande registra cinematografico.
Il titolo di questo documentario è “Atlantis Rising” : un viaggio dalle acque del Mar Egeo verso l’ovest, attraverso tutto il Mar Mediterraneo, oltrepassando le Colonne d’Ercole e, infine, approdare proprio alle isole Azzorre. Navigare da est ad ovest per scoprire qualcosa in più su questa leggenda che assilla gli umani da “illo tempore”.
In seguito, trainato dalla mia curiosità, ho portato avanti delle ricerche e sono giunto alla conclusione che, semmai Atlantide sia mai stata reale, l’arcipelago delle Azzorre potrebbe essere veramente il “rimasuglio” di quell’antico continente sprofondato in mezzo al mare.
Tra le diverse ipotesi esposte nel documentario troviamo:
- l’isola di Santorini
- l’isola di Malta
- la Sardegna
- l’area geografica che oggi occupa il Parco Nazionale di Donana, nella Spagna meridionale, a sud di Siviglia.
Poi ci sono le Azzorre. Personalmente credo sia la più indicata. Vediamo perchè:
- si collocano esattamente sulla dorsale medio-atlantica, la stessa che si può ammirare in Islanda nel Thingvellir National Park
- sono isole vulcaniche
- si prestano al meglio alla descrizione geografica che ci ha lasciato Platone
Ma c’è un problema: sappiamo che i primi conquistatori di questo arcipelago furono i portoghesi nel XV secolo e, quando arrivarono, non trovarono nessuno, nonchè nessuna traccia di civiltà passate. Però, nelle zone interne delle isole, soprattutto sull’isola di Terceira o di Pico, come si vede nel documentario, c’è dell’altro: pietre megalitiche che vanno indietro nel tempo di millenni o cose misteriore, come i “binari” scolpiti nella pietra, denominati collettivamente “car ruts”, che ritroviamo per tutto il Mediterraneo e oltre, da Malta alla Scozia fino alla Sicilia, etc.
Di fronte a queste evidenze, sembra che manchi un pezzo di una storia non raccontata, la storia di una civiltà antica che dominava sui mari del mondo che, come scrive Platone, in un giorno e una notte sprofondò nel mare, colpita da terremoti e tsunami. Per alcuni, questo evento accadde alla fine dell’ultima era glaciale, aiutati anche da quello che i sacerdoti egizi di Sais dissero a Solone nel VI secolo a.C : questi fatti sono accaduti 9000 anni prima di questo tempo.
600 a.C + 9000 a.C + 2000 d.C = 11.600 anni fa, data indicata come la fine del Pleistocene, quindi dell’ultima era glaciale.
Tutto questo fa storcere il naso ai più perchè, se fosse vero, significherebbe rimettere in dicussione tutte le nostre conoscenze e quindi la nostra Storia e il nostro passato. E ammettiamolo: fa paura a tutti, ma credo profondamente che l’unica vera vocazione del sapere sia la curiosità e la saggezza di rimanere aperti al mistero delle cose.
Sul tema, uno dei personaggi sicuramente più preparati, è Randall Carlson, che ha dedicato e sta dedicando gran parte della sua esistenza a studiare ciò che successe alla fine del Pleistocene. Da osservazioni ed impressioni giovanili sul vasto territorio nordamericano, è arrivato alla conclusione che gigantesche moli d’acqua si rovesciarono sul continente a causa di un forte impatto venuto dal cielo. Una cometa creatasi all’incirca 20000 anni fa che, a pezzi, ha colliso nel tempo con la superficie del nostro pianeta. Uno di questi colpì la grande calotta che copriva l’attuale Canada e parte settentrionale degli Stati Uniti, destabilizzando gli equilibri geologici e quindi climatici del pianeta. Così la placca tettonica nordamericana si alleggerì, provocando, di conseguenza, la risalita dell’adiacente placca tettonica euroasiatica e, infine, facendola inabissare.
E qual è la linea di congiunzione tra le due? Proprio la dorsale medio-atlantica, dove in passato doveva trovarsi l’ipotetico continente di Atlantide e dove oggi troviamo l’arcipelago delle Azzorre.
Questa è una storia che timidamente si sta facendo strada nella comunità scientifica ma, con una sana curiosità, ricerca e una mentalità aperta, nel prossimo futuro potrebbe regalarci delle sorprese.
Un giorno spero vivamente di poter giungere su queste isole via mare, avvistandole all’orizzonte dal ponte di una nave, proprio come fecero molti navigatori del passato, tra cui Cristoforo Colombo di ritorno da uno dei suoi viaggi dall’America il quale, nei suoi diari, si lamenta della difficoltà di navigare il cosiddetto Mar dei Sargassi – che troviamo ad ovest delle Azzorre- le cui acque sono piene di un’alga chiamata fucus natans, come ci ricorderà più tardi Alexander von Humboldt, all’inizio del 1800, durante il suo viaggio per raggiungere il Sud America.
Perchè questa difficoltà? Alcuni sostengono che le correnti che formano il Mar dei Sargassi (tra cui quella del Golfo) passassero attorno ad una grande massa di terra e che i fitti banchi di alghe che oggi troviamo in quella porzione di oceano, siano dovuti all’inabissamento del coste dell’isola di Atlantide.
Speculazioni, teorie, immaginazioni e prove scientifiche che ci aiutano ad esplorare sinceramente il nostro passato profondo.
Per il momento, sotto di me, ancora nuvole, aspettando di scorgere dall’alto l’antico ricordo del Mito.
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